Parquet anni 70: guida, esempi e foto

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Le sue sembrano origini davvero antiche, risalenti addirittura al Neolitico, ovviamente in una versione “rudimentale”, che vedeva il legno adoperato per ricoprire la terra, quale protezione dal freddo.

Parliamo del parquet, una tipologia di pavimento costituito da listoni di legno di differente formato e provenienza, sempre più diffuso nelle abitazioni private. I motivi? Certamente in primis l’innegabile bellezza ed eleganza che lo contraddistingue, nonché l’atmosfera di calore e accoglienza che trasmette all’ambiente. Ma anche la resistenza e le capacità isolanti, caratteristiche intrinseche che ne fanno una scelta molto apprezzata.

Senza dimenticare la durata nel tempo e la manutenzione agevole, che richiede pochi gesti quotidiani ed alcuni straordinari, come la levigatura o la lucidatura.

Diverse le tipologie di parquet tra cui optare, perché diverse sono le essenze legnose disponibili. E la scelta di una tipologia piuttosto che di un’altra è strettamente connessa a più fattori, sostanzialmente riconducibili alle proprie esigenze e al proprio gusto personale, non disgiunti – come è giusto che sia – da quelli che sono gli aspetti prettamente economici.

In questa sede ci occupiamo, nello specifico, del parquet anni 70, scoprendone i tratti salienti e le specifiche motivazioni quanto alla scelta.

Caratteristiche principali

Optare per un parquet anni ‘70 vuol dire rivolgere il proprio interesse verso uno stile ben preciso, lo stile vintage – come vedremo in dettaglio nel paragrafo successivo – che “segue” determinati parametri indicativi, pur caratterizzandosi per le diverse sfaccettature e modalità di “interpretazione”.

Uno stile che si sceglie per la volontà e desiderio di ricreare il “mood”, per così dire, di una certa epoca, “rivivendone” gli aspetti principali. Perché ad esempio, per valore affettivo, si è legati a “quegli” anni. Ma anche, “semplicemente”, perché piace una data tendenza in fatto di arredamento, che, inevitabilmente, “coinvolge” anche la pavimentazione.

Ma quali sono le caratteristiche del parquet anni ‘70? Originale e di pregio, esso prende il nome di “lamparquet”, rappresentato da tavolette con spessore di 10-12 mm e lunghezza compresa tra 200 e 500 mm.

Tavolette che, piallate e dalla forma di parallelepipedo, sono fornite, nel lato non in vista, di una o due scanalature oppure di un incavo perimetrale, allo scopo di favorire l’incollaggio.

Le lamine a posa finita danno l’effetto di tolda di nave, uno degli schemi maggiormente adoperati dagli esperti in posa di parquet. Di cosa si tratta esattamente? Scopriamo insieme qualcosa di più sull’argomento proseguendo nella lettura.

La posa a tolda di nave

Per chiarire il concetto della posa a tolda di nave, bisogna “attingere” al lessico nautico.

La tolda, o “coperta”, costituisce il ponte superiore di un’imbarcazione, in genere pavimentato in legno con il tradizionale schema a correre. Che, irregolare ed asimmetrico, vede i listoni “rincorrersi” l’uno con l’altro, restando affiancati, proprio come in una corsa.

Una tipologia di posa, questa, particolarmente apprezzata, perché permetteva di servirsi di tavole di grandi dimensioni, come pure di elementi di differente formato – sia nella lunghezza che nella larghezza – scongiurando in tal modo il rischio di possibili sprechi.

Un apprezzamento che continua tutt’oggi, costituendo la “prassi” qualora non ci siano altre richieste: la posa in oggetto si adegua infatti alle diverse tipologie di ambienti, da quelli con ampie metrature a quelli di dimensioni inferiori, rivelandosi, per ciò stesso, estremamente versatile.

Il vintage, uno stile sempre attuale

Qualche nota va allo stile vintage – poc’anzi citato – che “chiamiamo in causa” nel momento in cui parliamo di parquet anni ’70.

Riferibile a differenti epoche, esso comprende “prodotti” antecedenti di almeno due decadi al periodo contemporaneo. Prodotti che con il trascorrere del tempo sono diventati di culto perché hanno lasciato un segno così indelebile nella cultura e nei costumi, da essere considerati, a posteriori, di grande ricercatezza.

Proveniente dal francese antico vendenge, ossia vendemmia, il termine individua i vini d’annata di pregio, ma si è esteso anche a “realtà” diverse, quali capi di abbigliamento, bigiotteria, oggetti di arredamento d’epoca, richiamanti periodi passati o testimonianza dello stile di un determinato periodo. Che tornano di moda, in tutta la loro bellezza. Vera e propria “chicca” per gli appassionati del settore.

E non è un caso che il vintage sia, oltre ad una tendenza, quasi uno stile di vita, che vede abitazioni arredate in tal senso. Attraverso una “personalizzazione” in linea con i propri gusti.

Differentemente da altre scelte stilistiche, ben “catalogate”, il vintage infatti non “obbliga” ad una rigida e ferrea selezione di colori o materiali, ma permette ampia libertà di espressione, mediante un’armonica “fusione” di antico e nuovo. In un’atmosfera unica e “coinvolgente”, resa tale da un “pezzo” che ha attraversato il tempo, con la sua storia, le sue emozioni, il suo vissuto.

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Creativa e fantasiosa, ma anche riflessiva e determinata. Laureata in Giurisprudenza “atipica”, seguo e coltivo i miei sogni e le mie effettive ambizioni, emersi con forza. Appassionata di scrittura e “curiosa” delle piccole grandi novità non solo tecnologiche, ma anche legate al settore dell’arredo, fornisco agli utenti utili consigli in merito a prodotti che possono semplificare, migliorandola, la vita di tutti i giorni. Per un aiuto in quella che è la scelta più rispondente alle proprie esigenze.
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