Siamo soliti pensare al parquet nella sua tradizionale applicazione, quella che cioè lo vede come pavimento sul quale camminiamo. Una “visione”, questa, senza dubbio più frequente, ed anche più adoperata.
Ma il parquet non è solo per i pavimenti. Esso può essere utilizzato anche per pareti e soffitti, e senza perdere il suo indiscutibile fascino e quell’aspetto elegante tanto apprezzato.
Il legno, infatti, oltre ad essere bello da vedere, dona calore ed accoglienza, impreziosendo l’ambiente in cui è collocato. E non è un caso che esso stia diventando una scelta sempre più frequente per la propria abitazione, nella duplice “versione” della pavimentazione e del controsoffitto.
Oggetto della nostra trattazione è proprio il controsoffitto in parquet, una valida opzione sia dal punto di vista prettamente estetico che da quello “logistico”, rivelandosi esso perfetto per nascondere l’impiantistica, evitando il tradizionale cartongesso.
Scopriamo allora insieme qualcosa di più sull’argomento, dalle tipologie di legno alle quali più si ricorre, alla manutenzione occorrente. Così da avere una panoramica complessiva su tutti gli aspetti da considerare qualora si intendesse compiere una scelta di questo tipo.
L’estetica si sposa con la funzionalità
Quella del controsoffitto in parquet si rivela una scelta indicata essenzialmente in presenza di un arredamento rustico, ma la versatilità del legno ne consente un utilizzo anche in contesti differenti. Quello dall’impronta contemporanea, ad esempio, nonché quello ispirato al vintage industriale, con le travi a vista ed il legno che si combina ad elementi di ferro o di metallo.
Una scelta, la predetta, che all’estetica unisce un indubbio valore aggiunto, quello della funzionalità ed utilità: il parquet a soffitto può infatti risultare “strategico” per nascondere alla vista fili e tubi – come or ora anticipato – come pure per produrre un effetto visivo di allungamento di quegli spazi ridotti e non particolarmente ampi, come i corridoi a titolo esemplificativo.
Non è però un’opzione adatta per gli ambienti parecchio umidi, per i quali è necessaria molta manutenzione del legno. Attenzione pure a che il controsoffitto in parquet sia effettivamente adeguato per la propria casa, valutazione che richiede necessariamente il parere di un esperto del settore.
Le essenze maggiormente adoperate
Rovere e abete, ma anche larice e castagno, sono le essenze maggiormente adoperate per il controsoffitto in parquet.
Il procedimento di posa è analogo a quello previsto per il tradizionale parquet a pavimento: i listoni selezionati, di dimensioni e spessore variabili, anziché essere posati a terra sono in questo caso applicati al controsoffitto. Analogo è anche il costo, che parte da circa 40-50 Euro al metro quadro a salire, a seconda della specifica essenza scelta.
Come è facilmente intuibile, l’operazione in questione non è di grande comodità, ragion per cui si tende a preferire il parquet prefinito, di maggiore stabilità rispetto al massello e dalla posa più agevole. Una posa che è bene sia fatta dagli “addetti ai lavori”, non solo per considerazioni prettamente “tecniche”, ma anche per il fattore di pericolosità presente, che “necessita” di personale preparato e qualificato.
La manutenzione
Proprio come per il pavimento, anche per il controsoffitto in parquet “valgono” ben precise regole per quel che concerne la manutenzione, necessitante di prodotti adeguati, idonei a conservare negli anni il legno in maniera ottimale.
Quest’ultimo è infatti, come è noto, un materiale vivo, soggetto nel corso del tempo a modifiche e trasformazioni, e del quale occorre prendersi cura. Per poter continuare a beneficiare della sua bellezza e di quella suggestiva atmosfera che conferisce a tutto l’ambiente.
E così, alla levigatura, stuccatura e carteggiatura, seguirà un trattamento che vedrà una ben determinata tipologia di finitura – a olio, a cera, a vernice, in base alle specifiche esigenze – a sua volta seguita da una regolare manutenzione.